Crypto a Kandahar. Possono le cryptovalute essere meglio dell’oro?

Tutti, in questi giorni, ci stiamo interrogando sulle sorti dell’Afghanistan e sulla vita che attende gli uomini, donne e bambini di questo martoriato paese. Immense le problematiche, politiche e morali che pesano anche sulle nostre coscienze, basti pensare ai quasi 3 trilioni di dollari bruciati in 20 anni di conflitto, che sarebbero stati sufficienti ad eliminare la fame nel mondo per quasi 10 anni….

Ma oggi il pane come si compra a Kabul? Che fine fanno i risparmi delle persone e come si possono proteggere. Sarà la deformazione professionale, ma mi sono soffermato anche su questi pensieri.

Corsa agli sportelli

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Bank run a Kabul

Come in tutte le crisi politiche o finanziarie che minano la fiducia nel sistema, si è materializzata la corsa a ritirare tutti i risparmi dalla propria banca. E’ sicuramente un comportamento dettato dalla paura di perdere tutto, in un momento in cui già la situazione sembra difficile. Ma è efficace?

In questo contesto direi che siamo già fuori tempo massimo. Ormai anche si riuscisse a ritirare il denaro cartaceo, questo avrà un valore comunque pressochè nullo. Spesso infatti la sfiducia nel sistema economico colpisce anche la valuta. Inoltre la quantità fisica di cartamoneta copre solitamente meno del 5% del totale della massa monetaria, quindi trasformare in denaro contante la massa di crediti di un paese è fisicamente impossibile.

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Cambio Euro/Afghani nell’ultimo mese

L’Afghani, valuta dell’Afghanistan, ha perso il 90% del proprio valore in due giorni.

In un contesto come quello dell’attuale Afghanistan solo il possesso di asset reali, almeno in un primo momento, sembrerebbe l’unico capace di garantire la preservazione del patrimonio e di un minimo di capacità di spesa. Il possesso di oro e argento fisico, sotto forma di monete o polvere in primis, sicuramente garantiscono e probabilmente aumentano il loro valore in questi scenari. Si resta ovviamente esposti a espropri più o meno forzati del proprio tesoretto, oltre alla difficoltà di mantenerlo al sicuro in un Paese da 40 anni in uno stato di guerra semi permanente.

E le crypto?

Se un asset reale e fisico è per sua stessa natura facilmente individuabile e di conseguenza pignorabile, ho riflettuto sull’utilità di un asset decentralizzato e dematerializzato, come le cryptovalute, in questi contesti molto “stressati”.

Potrebbero le crypto in scenari estremi essere un bene rifugio come l’oro o addirittura, per alcune caratteristiche proprie, meglio dell’oro?

Le principali cryptovalute nascono in effetti come registri decentralizzati, in cui il possesso del tale bene digitale, nel caso specifico una moneta digitale come Bitcoin o Ethereum, è certificato dagli utilizzatori stessi e non da un sistema centrale che ne certifica la correttezza. In estrema sintesi possiamo dire che il Libro Mastro viene tolto all’ente di turno e distribuito a molti che però devono riportare la stessa informazione perchè questa sia ritenuta valida.

Le cryptovalute possono essere detenute in wallet, una specie di conto individuato tramite un codice alfanumerico (tipo un iban) salvati su un supporto fisico o direttamente web, al quale si accede solo tramite una password personale.

La protezione di questo tipo di ricchezza risulta più semplice e sicura anche della classica detenzione di oro fisico o contanti. Si potrebbe quindi tenerli dormienti fino a che la tempesta non sia passata, al sicuro da espropri, blocchi alla circolazione dei capitali, svalutazioni della moneta.

Anche nel nostro “mondo libero” il pignoramento di portafogli di crypto è tema estremamente complesso e difficile da tradurre in un’azione concreta per il creditore.

E’ la panacea di tutti i mali? Sicuramente no.

In contesti come questi il denaro e la sua protezione è uno solo dei problemi. E le soluzioni, come spesso accade, non sono mai magiche. Nella mia esperienza sono più efficaci se combinate assieme ad altre strategie che nel tempo valorizzano e proteggono la nostra sicurezza finanziaria.

Le cryptovalute possono essere uno strumento in più per proteggere e far crescere il proprio patrimonio, senza mai dimenticare che possono trasformarsi in “veleno per topi” se se ne abusa.

Bitcoin & tulipani

Olandesi, gente straordinaria, cordiale, educata, organizzata. Ma probabilmente dalla memoria corta…

La notizia

Leggendo sul giornale la notizia che Didi Taihuttu, un olandese di 39 anni, ha venduto ogni suo avere per investire massicciamente nei Bitcoin e che ora vive in un campeggio con la moglie e tre figlie in attesa che la crescita della criptovaluta lo faccia diventare milionario, non ho potuto che pensare con un amaro sorriso alla Bolla dei Tulipani.

Didi Taihuttu, in tenda per acquistare Bitcoin

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La felicità non esiste se non è condivisa

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